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Pasta al glucomannano: quello che non vi dicono


Da qualche mese, diversi siti specializzati in prodotti dietetici hanno messo in commercio pasta, riso e noodles prodotti con una fibra vegetale estratta da una pianta di nome Koniac, il glucomannano.

Questi prodotti hanno pochissime Calorie, circa 6 per 100 g, e quindi vengono reclamizzati come ideali sostituti della pasta in una dieta dimagrante.

In realtà non è proprio così, vediamo perché.


L’Amorphophallus Konjac è una pianta originaria del Giappone, e dal tubero di questo vegetale si estrae il glucomannano.

Si tratta di un polisaccaride ad alto peso molecolare spesso utilizzato come adiuvante delle diete dimagranti. Grazie alla sua caratteristica di assorbire molta acqua, fa aumentare molto il volume delle sue fibre, con conseguente distensione delle pareti dello stomaco e senso di sazietà.

Inoltre, essendo una fibra per noi non digeribile, passando tal quale nell'intestino, anche lì svolge il suo effetto “volumetrico”, tendendo ad aumentare la peristalsi e ad ostacolare l’assorbimento intestinale di grassi e zuccheri.

Sembrerebbe tutto meraviglioso, "mangio quanto voglio e dimagrisco". Purtroppo non è così.


L’assunzione di glucomannano può avere diversi effetti collaterali: dolori addominali, diarrea, eccessiva formazione di gas a livello intestinale, tendenza all'ipoglicemia (poiché ostacola l’assorbimento degli zuccheri), malassorbimento delle vitamine liposolubili (cioè tutte quelle vitamine che necessitano dei grassi per essere assorbite a livello intestinale) con conseguenti sindromi da carenza (abbassamento della vista, debolezza muscolare, secchezza della pelle, problemi nervosi, tendenza alle emorragie), malassorbimento di altri nutrienti e di eventuali farmaci.

Soffermiamoci adesso in particolare su un aspetto: la tendenza all'ipoglicemia.

Sapete qual è la risposta fisiologica all’ipoglicemia?

L’aumento della fame!

In natura non esistono scorciatoie e metodi magici per raggirare il corpo. Ci si può anche riempire la pancia di… “qualcosa”, ma se quel qualcosa non fornisce energia e nutrienti indispensabili, dopo poco tempo si avrà nuovamente fame e quindi si avrà la tendenza a mangiucchiare o a fare sforzi psicologici enormi per resistere e il regime dietetico sembrerà incredibilmente faticoso e impossibile da mantenere.

Quindi cosa succederà al povero ragazzo o alla povera ragazza che deciderà di nutrirsi con questa “meravigliosa” pasta magica che non fa ingrassare?

Avrà un grande senso di sazietà iniziale, seguito dopo relativamente poco tempo, da un aumento del senso di fame che lo farà cadere in tentazione. Se non riuscirà a resistere alla tentazione, penserà di essere sempre il solito, di non essere capace di combinare nulla, che le diete non fanno per lui/lei, e così via, con conseguenze fisiche e psicologiche estremamente negative.

Nel caso invece che l’individuo riesca a superare la prova del calo glicemico, starà commettendo un altro grosso errore: si starà abituando a mangiare quantità di cibo esagerate, per cui quando inevitabilmente dovrà tornare alla dieta “normale”, riprenderà subito tutto il peso perso, dal momento che non avrà fatto alcun esercizio o rieducazione per abituarsi a mangiare quantità di cibo normali.


Questi effetti collaterali sono noti ovviamente anche ai venditori e produttori di queste paste, che per ridurli, suggeriscono di aggiungerne piccole quantità alla pasta normale, in modo da ridurre le calorie di una porzione tradizionale (dando anche per scontato che chiunque si sappia autogestire correttamente nell’ambito di una dieta).

Considerando che aggiungendo poca “pasta finta” a quella “vera”, le calorie totali del piatto non cambieranno molto, vi chiedo, vale la pena spendere tutti questi soldi? (queste paste costano mediamente 10 euro al kg).

Il risultato non sarà forse solo quello di mantenere la brutta abitudine di dovere mangiare a tutti i costi grandi quantità di cibo per sentirsi pieni?

Perché abbiamo la necessità di doverci necessariamente sentire “pieni”?

Ricordate sempre che la sensazione di sazietà e la sensazione di pienezza sono due cose molto diverse…


Spesso si sente dire “voglio essere libero/a di mangiare quanto voglio!”

Siamo proprio sicuri che sia libertà?

E se invece si fosse schiavi del dovere mangiare tanto?

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