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Pesto al basilico industriale: seconda puntata


Sulla scia del post di qualche settimana fa, quando oggi sono andato a fare la spesa, ho dato un occhiata al banco frigo dove si possono trovare “pesti freschi” di varie marche.

Spesso i prodotti del banco frigo vengono reputati migliori di quelli in barattolo perché più genuini e senza conservanti e quindi molto simili a quelli che potremmo fare a casa.

Ma leggendo le etichette è facile scoprire che non sempre è così…

Per esempio: "Viva la Mamma - Beretta", Pesto con basilico italiano.


L’etichetta promette bene… ma andando a leggere gli ingredienti scritti in piccolo, ecco comparire un compendio di cosa NON deve assolutamente stare in un pesto: olio di semi di girasole, margarina, formaggi grattugiati (esattamente quali? Non dovrebbe andarci solo il parmigiano o il pecorino, al massimo?), aromi, fibra vegetale, latte scremato in polvere…

Però è senza glutine!

Adesso immaginatevi a casa, davanti al vostro frullatore, mentre mettere nel bicchiere basilico, olio di semi, margarina, fibra vegetale… avreste la sensazione di stare preparando davvero del pesto?






Il secondo pesto che ho adocchiato è stato il "Pesto Ligure - Sapori d’Italia", marca decisamente poco conosciuta…

La lista degli ingredienti riporta: olio extravergine d’oliva, basilico genovese, formaggio Grana Padano D.O.P, Formaggio Pecorino Romano D.O.P, pinoli, anacardi, pistacchi, aglio, sale, pepe nero, antiossidanti e conservanti E300.

Quindi, l’unico ingrediente che può destare sospetto è il conservante, un inquietante E300 che in realtà non è altro che… acido ascorbico, ovvero vitamina C.

Alla fine ho deciso di acquistare il pesto "Sapori d’Italia" (che costava pure meno!) per provarne anche il sapore.


Morale della favola: leggere le etichette non è mai una perdita di tempo.

Si tratta dell’unica arma che abbiamo per capire cosa stiamo veramente comprando.

Il prezzo o il brand da soli non bastano, perché esistono moltissimi prodotti di scarsa qualità che sono più cari di altri di qualità migliore, semplicemente perché in etichetta riportano un nome famoso.

Ricordate che non è facile produrre centinaia di tonnellate di un cibo lavorato e molto spesso le grandi marche sono costrette a scendere a compromessi con qualche ingrediente per mantenere i volumi di produzione, oppure inseriscono ingredienti di qualità più bassa per aumentare i margini di profitto e recuperare i soldi che spendono per la pubblicità.

Il vero indice di qualità deve essere l’elenco degli ingredienti riportati in etichetta.

Se gli ingredienti sono giusti, allora potrete comprare il prodotto senza troppo timore.


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