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Tonno in scatola e zone FAO: cosa è vero e cosa è una bufala?


Nei giorni scorsi mi è capitato di leggere su alcune pagine amatoriali che parlano di sana alimentazione, delle affermazioni assolutiste sul tonno in scatola: "tutto il tonno in scatola è munnizza" e "il tonno buono è solo quello dei nostri mari"

In generale, ricordate sempre che parlare per anatemi ovviamente è sempre più facile, soprattutto per chi non si occupa per professione di una determinata materia, ma si limita a “studiare” su internet gli argomenti che interessano, cercando le proprie verità e conferme ai propri timori.

Tuttavia, chi parla per assolutismi senza essere del campo, quasi mai dà a chi ascolta un'informazione corretta.

Tornando al tonno, partiamo da un presupposto: purtroppo oggi, in misura diversa, tutti i mari sono inquinati. Nessun angolo del nostro pianeta è esonerato. Tracce di metalli pesanti e vari altri inquinanti sono stati ritrovati persino nei ghiacci dell’Antartide.

Purtroppo il nostro Mediterraneo, in quanto mare “chiuso”, è probabilmente più inquinato di tanti altri. Quindi è inutile puntare il dito contro i prodotti provenienti da altri mari: come abbiamo detto prima, nessuno è esonerato dall'inquinamento.


Un luogo comune sulle scatolette di tonno vuole che sia di qualità più scarsa e, soprattutto, più inquinato da metalli pesanti (come il mercurio) rispetto a quello fresco.

Niente di più sbagliato!

Per l'inscatolamento infatti vengono utilizzati tonni piuttosto piccoli, poco adatti alla vendita al dettaglio dove invece i tonni di grandi dimensioni vanno per la maggiore.

Questo in realtà, potrebbe essere un fattore di protezione nei nostri confronti. Infatti i pesci più piccoli, hanno avuto meno tempo e possibilità di accumulare metalli pesanti e inquinanti nelle loro carni. Quindi, se la vostra principale intenzione è evitare il mercurio, è decisamente meglio il tonno in scatola.


Un’altra cosa da fare, se vogliamo essere più consapevoli di ciò che acquistiamo, è come sempre leggere le etichette. Facciamo un esempio.

Come potrete notare, il tonno in fotografia è stato “confezionato in Sicilia”, questo vuol dire che la lavorazione e l'inscatolamento sono avvenuti nei pressi di Erice. Tuttavia il pesce non proviene affatto dai nostri mari. Infatti, se guardate il riquadro bianco sulla destra, noterete tre codici: il primo indica il lotto di produzione (LB 041), il secondo indica la scadenza (12/2021), il terzo indica la zona FAO di pesca (FAO 71).

Le zone FAO sono utili da conoscere perché ci consentono un acquisto consapevole in caso di “crisi ecologiche” planetarie.

Nella foto, potete vedere la cartina completa delle zone FAO. La 71 corrisponde all'Oceano Pacifico, poco sotto il Giappone.


Durante il disastro di Fukushima del 2011 le acque del mar del Giappone sono state inquinate da ingenti quantità di radiazioni e infatti, per un po’ di tempo ho evitato di acquistare tonno proveniente da quelle aree, ovvero FAO 71 e soprattutto 61.


Un ultima curiosità, la pesca a canna non è una bufala.

Esiste effettivamente un metodo di pesca a canna e questo metodo è davvero il più rispettoso dell’ambiente e di altre specie come i delfini; la presunta bufala nasce dal fatto che sembra impossibile che un tonno da 400 kg possa essere tirato su con una canna… e in effetti, la pesca a canna riguarda proprio quei tonnetti più piccoli e leggeri di cui parlavamo poco fa.

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Dott. Lucio Catalano

Medico Chirurgo - Specialista in Scienza dell'Alimentazione

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