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Vegetariano, vegano o ortoressico?


La vignetta satirica che vedete, è stata pubblicata dal TG3 (qui potete vedere il post originale) e subito ha scatenato un vespaio di polemiche su internet.

Leggendo i commenti, ho notato che il pubblico si è diviso sostanzialmente in due fazioni: vegani/vegetariani da una parte e difensori del “cibo tradizionale” (e talvolta spazzatura) dall’altra; qua e là qualche commento più equilibrato.

Essendo uno specialista del settore è avendo lavorato per 3 anni in un ottimo centro che si occupa di disturbi del comportamento alimentare, voglio fare un po’ di chiarezza.

La vignetta ovviamente, si riferisce agli ortoressici. L’ortoressia è una patologia, esattamente come l’anoressia, la bulimia, il BED ma anche le meno conosciute tanoressia (la mania di essere sempre abbronzatissimi) e vigoressia (il bisogno di essere sempre più gonfi e palestrati, a costo di assumere atteggiamenti che alla lunga nuoceranno alla salute).


I soggetti affetti dall'ortoressia sono ossessionati da un alimentazione che consenta loro di migliorare e/o proteggere il loro stato di salute.

Spesso la patologia nasce da un iniziale tentativo di cura fai da te per un piccolo disturbo, magari ricorrendo a qualche rimedio erboristico o scoprendo che qualche cibo che viene consumato frequentemente può essere contaminato da qualche inquinante. Con il passare del tempo, gli ortoressici cominciano a documentarsi sempre di più per rinforzare la loro idea (di solito errata) di alimentazione sana, e cercano sempre nuovi modi per aderire al regime alimentare che progressivamente si vanno imponendo.

Quando occasionalmente rompono il loro voto di alimentazione sana e cedono a qualche cibo “impuro” (per esempio un cannolo reputato con un indice glicemico sbagliato o ricotta, secondo loro, di dubbia provenienza) si sentono colpevoli e sporchi, con un atteggiamento psicologicamente molto simile a quello di un bulimico.

Molto probabilmente la principale causa della patologia è la sovrabbondanza di informazioni che oggi è facile reperire su ciò che può far bene o male alla salute.

Ricordiamoci che spesso, molte notizie che si possono reperire online sono incomplete se non addirittura del tutto false (e non per strani complotti planetari, ma semplicemente perchè vengono scritte da persone ignoranti che sono interessate esclusivamente a ottenere visualizzazioni dei loro articoli).

Una persona molto ansiosa potrebbe decidere di credere a qualcosa di palesemente assurdo e improbabile, pur di trovare una soluzione per un fantomatico problema dettato esclusivamente dall’ansia, arrivando a sviluppare reazioni psicosomatiche che confermerebbero le sue teorie.

Questo tipo di meccanismo inoltre, si inserisce bene in contesti familiari/sociali predisponenti.

Infatti, questi soggetti spesso fanno parte di fasce sociali abbastanza agiate, dato che l’ossessiva ricerca di cibi bio e supercertificati, o cibi di difficile reperibilità spesso è anche molto costosa.


Giustamente molti vegani, vegetariani, o semplicemente intolleranti al glutine, si sono sentiti attaccati perché in realtà non si sentono “malati” e infatti, non lo sono.

Non c’è niente di male a fare una dieta vegetariana equilibrata e senza ossessioni, va bene avere un negozio preferito, ma se si è “sani”, se proprio non si riesce a comprare la lattuga dal proprio fruttivendolo di fiducia, si mangerà tranquillamente anche quella del supermercato sotto casa.

L’articolo incriminato dice solo che tra i vegetariani/vegani è più alta la probabilità di trovare un soggetto ortoressico. Un po’ come quando diciamo che tra i soggetti ansiosi è più probabile trovare dei fumatori ma ovviamente, non tutte le persone ansiose fumano e, alla stessa maniera, non tutti i vegetariani sono ortoressici...anzi direi proprio che la maggior parte non lo sono.


Ma allora quand’è che una persona ha un disturbo del comportamento alimentare?

Quando un comportamento consapevole comincia a scivolare nel disturbo di tipo psichiatrico?

Qual è la linea di confine?

Le sfumature sono moltissime ed è difficile stabilire delle regole certe, soprattutto per i non specialisti del settore. Tuttavia, anche amici e parenti possono essere d’aiuto nel riconoscere disturbi di questo tipo seguendo una semplice regola: in linea di massima, un comportamento particolare può cominciare a configurare un disturbo del comportamento, quando comincia a limitare seriamente la vita della persona.

Facciamo qualche esempio.

Una vostra amica inizia con l’essere vegetariana (escludendo carne e pesce). Poi passa alla dieta vegana (escludendo tutti i derivati animali) e fin qui, nulla di strano. Poi però, inizia a fare la spesa esclusivamente in un supermercato bio (spendendo una fortuna pur di non mangiare “cibi inquinati”). Dopo un po’ di tempo, smette di andare in pizzeria, perché non conosce l’esatta provenienza della farina e degli ingredienti utilizzati. Smette di mangiare a casa dei genitori, perché non hanno lo stesso regime dietetico. Smette di vedere gli amici per paura di essere obbligata a mangiare qualcosa di sgradito. La sua normale vita sociale è chiaramente compromessa.

Oppure, un vostro amico scompare per mesi e non esce più di casa per non intaccare minimamente la dieta da sportivo che sta seguendo e gli allenamenti in palestra, compromettendo la sua salute e la sua vita sociale.

Un altro campanello d’allarme potrebbe essere l’allarmismo con cui queste persone apprendono la notizia di un pasto da consumare al ristorante in compagnia, o magari la proposta di un gelato, o qualsiasi altro imprevisto alimentare, che possa sconvolgere il loro preciso schema.


La vita di chi è ossessionato dal cibo è permeata da continui pensieri intrusivi su quante calorie hanno alcuni alimenti, su come sia possibile pilotare cene a favore delle loro diete sempre più complicate e restrittive, su come eventualmente contattare il ristorante per concordare un menu a parte, su come redigere una lista della spesa inflessibile, su cosa preparare a pranzo e cena operando rigorose e faticose divisioni tra cosa mangerà egli stesso e cosa mangeranno gli altri componenti della famiglia.


Quindi, come vedete, il problema non è essere vegetariani, vegani, o amanti degli hamburger, ma avere un rapporto disturbato con il cibo. Un ortoressico potrebbe anche essere maniaco della carne (anche se è raro).

Un buon modo per favorire un maggiore contatto con la realtà, è quello di aggirare il problema con tatto e discrezione: ad esempio, se il soggetto è convinto che soltanto le carote di un certo fruttivendolo siano sane, fategli leggere qualche studio serio che dimostri come anche la verdura da banco sia perfettamente sicura (di recente ne è stato pubblicato uno dalla rivista indipendente Altroconsumo).

Un aiuto discreto potrebbe essere rappresentato anche solo dal dedicare tempo all’ascolto dei pensieri ossessivi della persona, cercando con tatto di far notare evidenti incongruenze nel pensiero logico (“da quando sono vegana sto benissimo, però non capisco come mai negli ultimi esami avevo il ferro basso. Avrà sicuramente sbagliato chi ha fatto le analisi”), oppure di ridimensionare oggettivamente certe iperboli mentali (“oggi ho mangiato malissimo ”, quando lo sgarro non era altro che aver mangiato della frutta non “bio” o qualche boccone di pane bianco).


Purtroppo ci sono mille esperienze e traumi che possono agire sulle psiche di una persona e dobbiamo sempre ricordare che non siamo tutti uguali, che le nostre famiglie non sono tutte uguali, che la nostra infanzia non è stata uguale a quella degli altri e così via.

Se sospettiamo che un nostro conoscente o familiare possa avere un disturbo di questo tipo, per prima cosa non dobbiamo né sminuirlo né ghettizzarlo (entrambe le situazioni sono generate dalla paura di non sapere come affrontare il problema), anzi, incoraggiarlo a parlarne, facendogli capire che nessuno lo considera “pazzo”.


Infatti, la malattia mentale, il disturbo psichiatrico, o come preferite chiamarlo, non è altro che una comunissima patologia medica, come la gastrite o un dente cariato. Purtroppo però, ancora viene culturalmente poco accettata.

Una persona molto ansiosa, per esempio, ha una lieve patologia mentale che potrebbe facilmente essere curata con qualche seduta specialistica, ma se la persona stessa nutre dei pregiudizi circa questo tipo di patologie e i loro rimedi, non si curerà mai.

Ovviamente ci sono anche gravi malattie mentali, ma questo non vuol dire che dobbiamo considerare una persona “malata di mente” nel senso peggiore del termine, solo perché sta cercando di rimediare ad un suo problema. Del resto se ci pensate, se un vostro amico ha la gastrite non lo considerate un malato grave, poiché ha semplicemente una gastrite, che però, se non curata, potrebbe portare a conseguenze più severe. Allo stesso modo una persona che ha un disturbo del comportamento alimentare, magari in fase iniziale, non deve essere considerata “pazza”, né compatita o presa in giro da amici e conoscenti e allo stesso tempo, il problema non va trascurato e ignorato.


Purtroppo, il più delle volte, la persona che ha un disturbo del comportamento alimentare non lo ammette e rifiuta completamente una cura, anche per motivi terzi (sbalzi d’umore, sensi di colpa, ansia, paura di essere additata come pazza o ghettizzata).

I genitori, o comunque una persona vicina, possono però chiedere una consulenza in qualche centro specialistico per farsi consigliare e aiutare a capire cosa cambiare nel quotidiano, nei dialoghi e nei comportamenti, al fine di far crescere nel figlio/a o nell’amico/a una domanda d’aiuto che possa spingerli a curarsi.


Per chi ne avesse bisogno, a Palermo si trova un ottimo centro gratuito. Questo è il link alla loro pagina: http://www.cedial.info/

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Dott. Lucio Catalano

Medico Chirurgo - Specialista in Scienza dell'Alimentazione

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